Non riesci ad alzarti al suono della sveglia? Forse soffri di dysania. Una situazione legata ad altri disturbi, come depressione, stanchezza o ansia cronica. Non si tratta, dunque, di essere pigri ma di un vero e proprio disturbo.
Per poter parlare di dysania è necessaria la visita del medico di famiglia. Una volta appurata la diagnosi, l’esperto potrà prescrivere farmaci o un percorso di psicoterapia che dia gli strumenti per capire la causa della dysania.

La depressione può essere uno dei disturbi più comuni dietro la difficoltà di alzarsi dal letto. Questa patologia, infatti, causa non solamente tristezza costante ma anche apatia, stanchezza e disturbi del sonno come l’insonnia.
Stanchezza cronica: ecco come riconoscerla

La Sindrome da Stanchezza Cronica, o Sindrome da Fatica Cronica (CFS, acronimo di Chronic Fatigue Syndrome) è un disturbo caratterizzato dalla fatica cronica persistente per almeno sei mesi, con la presenza di una serie di sintomi correlati piuttosto eterogenei fra loro (faringite, febbre, dolori delle ghiandole linfonodali cervicali e ascellari, dolori muscolari e articolari, cefalee, sonno non ristoratore, debolezza a seguito di esercizio fisico, problemi della concentrazione e della memoria). La diagnosi avviene per via differenziale, escludendo patologie come tumori maligni, malattie renali ed epatiche, malattie autoimmuni, scompensi ormonali e depressione.
«Dal punto di vista clinico, i fattori che determinano maggiormente stati di spossatezza e fatica sono anemia, livello basso di emoglobina, stanchezze indotte dallo stress psico-fisico, talvolta l’uso improprio di farmaci come il benzodiazepine o gli psicofarmaci», dichiara il dottor Leandro Provinciali, docente di Neurologia dell’Università Politecnica delle Marche e Direttore della Clinica Neurologica e del Dipartimento di Scienze Neurologiche degli Ospedali Riuniti di Ancona.
Se i sintomi si presentano in una forma modesta, gli esperti intervengono indicando integratori naturali o blandi farmaci se lo ritengono opportuno e dando qualche consiglio fondato sull’esperienza e sul buon senso.
Depressione: i sintomi interferiscono
con la vita relazione, lavorativa e affettiva

Se il paziente manifesta dei sintomi più gravi, sarà cura del medico di famiglia fare ulteriori valutazioni e, nel caso, inviare il paziente da uno psicologo/psichiatra, specialisti che curano forme di ansia e depressione.
Lo psichiatra, a differenza dello psicologo, valuterà se è opportuno prescrivere farmaci se i sintomi sono così gravi da interferire con la vita relazionale, lavorativa e affettiva del paziente. Un percorso psicoterapeutico potrebbe aiutare a risalire alle origini del problema.
Le domande che fungono da indizi

In ogni caso ci sono alcune domande che fungono da indizi per comprendere meglio se si tratta di depressione.
Quando e quanto senti la fatica?
La persona depressa, di solito, è affaticata già dal mattino.
Chi è stanco si sente più debole nel corso della giornata, affrontando via via le varie incombenze.
Hai voglia di fare le cose?
Chi è depresso ha perso il piacere di fare qualsiasi attività.
Chi è solo stanco, invece, vorrebbe darsi da fare, ma avverte che gli mancano le energie fisiche.
Com’è il tuo umore?
Chi soffre di depressione, al mattino e per tutto il giorno, tende a essere giù di tono, alla sera si sta un po’ meglio.
Quando si è stanchi, accade l’esatto contrario: l’affaticamento si accumula proprio alla fine della giornata.
Come dormi?
Chi soffre di depressione prende sonno subito, si risveglia durante la notte e non riesce più ad addormentarsi.
Chi è molto stanco fatica a prendere sonno, ma poi crolla.
Come vedi il futuro?
«Per me non c’è via d’uscita», è portato a pensare chi è depresso.
«Fra qualche giorno starò già meglio, devo curarmi solo un po’ di più», pensa la persona spossata.
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