Sole: un toccasana per contrastare depressione e disturbi del sonno

Ecco il contributo a cura del dottor Antonio Onofri, psichiatra e terapeuta EMDR di Roma

Lo sapevate che quando – durante una seduta di psicoterapia – vengono usate tecniche di rilassamento e i pazienti vengono invitati a immaginare un “posto sicuro” collegato a una situazione di calma e benessere, molti di loro scelgono di stare sdraiati su una spiaggia, cullati dal rumore delle onde nel sottofondo, e con la pelle nuda ed esposta al sole?

I benefici del contatto con la natura sono noti, ma forse meno lo sono i vantaggi dell’esposizione al sole.

Se è vero che una irradiazione eccessivamente prolungata e non protetta rappresenta un vero e proprio pericolo per la pelle (ed è bene non dimenticarcelo),  è altrettanto certo che il sole influisce non solo indirettamente (per molti di noi stare al sole è possibile solo quando siamo in vacanza, liberi e riposati, con accanto le persone cui siamo legati) ma anche direttamente, per la sua azione su alcuni sistemi ormonali e neurotramettitoriali cerebrali.

Il sole ci ricorda la nostra piena appartenenza al mondo animale

Il sole regola i nostri ritmi circadiani, in particolare quelli sonno/veglia, tanto è vero che noi psichiatri,  a chi soffre di disturbi del sonno, consigliamo una maggiore esposizione mattutina alla luce del sole e l’oscuramento serale degli schermi brillanti dei nostri device elettronici. E, ovviamente, il sole influisce sul nostro umore: non solo su quello di chi soffre della cosiddetta “Depressione stagionale”, che ne rappresenta il caso più marcato, ma in qualche modo su quello di tutti, con differenze individuali anche molto marcate. Tanto, che è stata messa a punto anche una vera e propria light therapy, con apparecchi che guarda caso mimano proprio la luce solare. Lampade di questo tipo sono state persino adottate da scuole e biblioteche del Nordeuropa, considerato che anche alla minore esposizione alla luce solare è stata attribuita la maggiore prevalenza epidemiologica di suicidio nelle zone più prossime al Polo Nord.

Appare in qualche modo “istintivo” valutare ambienti, di lavoro e di abitazione, anche in base alla luminosità, considerando insalubri gli spazi che necessitino di una costante illuminazione artificiale.

Ma come può il sole contribuire alla salute mentale?

Sappiamo che il sole ha una azione benefica sulla disponibilità cerebrale di quei mediatori, come la serotonina , ma anche la dopamina, capaci di influenzare il nostro umore, la nostra capacità di sentirci pacificati e di sperimentare sentimenti positivi.

Inoltre, alcuni studi hanno mostrato come una esposizione al sole si accompagni a un aumento di produzione e liberazione, da parte del nostro organismo, di quelle famose sostanze, ormai divenute popolari, che sono le endorfine, che rendono più possibili le sensazioni di piacere.

E poi, non possiamo non ricordare l’attivazione e quindi la biodisponibilità di quella vitamina D, così spesso carente nei disturbi depressivi, e quindi correlata non solo alla salute delle ossa e della pelle, ma alla nostra stessa salute mentale. Quella salute che è ormai chiaramente espressione dell’intima connessione tra corpo e cervello e di una sinergia spesso compromessa da processi metabolici (anche conseguenza di errate abitudini alimentari e di uno stile di vita non sano) che aumentano lo stato di infiammazione generale dell’organismo che risulta implicata in molti dei disturbi psichici con i quali noi clinici ci confrontiamo quotidianamente. A questo proposito voglio sottolineare come anche il sole rappresenti un fondamentale elemento naturale in grado di esercitare un’importante attività antibiotica e antiinfiammatoria sul nostro organismo che può tradursi in un aumentato benessere fisico e mentale.

L’autore

Antonio Onofri, Medico Psichiatra, fondatore del portale dedicato alla psicologia e alla psichiatria www.ApertaMenteWeb.com , membro del Direttivo della Scuola di Specializzazione in Psicoterapia Training School, Centro Clinico de Sanctis Roma.

Di seguito un altro contributo a cura della dott.ssa Beatrice Casoni psichiatra e direttore Sanitario della clinica  Neurocare Bologna

È noto da tempo il ruolo della vitamina D nel prevenire la fragilità ossea e nella modulazione del sistema immunitario. Negli ultimi anni, però, si stanno effettuando diversi studi per valutare la correlazione tra deficit di vitamina D con depressione, insonnia e declino cognitivo.

La vitamina D agirebbe come un vero e proprio ormone attraverso recettori presenti in numerosi organi, tra cui il cervello. Inoltre modula l’asse ipotalamo-ipofisi-surrene che regola la produzione dei neurotrasmettitori serotonina, adrenalina, dopamina e noradrenalina.

Questi neurotrasmettori sono coinvolti nella genesi della Depressione quindi è probabile che il deficit di vitamina D possa concorrere allo sviluppo o comunque alla slatentizzazione della Depressione.  Un  ulteriore indizio di questo starebbe nell’identificazioni di recettori per la vitamina D in aree del cervello dove avrebbe origine la depressione.

Altri studi hanno evidenziato anche che, agendo sul centro del sonno presente nell’ipotalamo, inoltre, la vitamina D concorrerebbe alla regolazione del ritmo sonno-veglia.

Infine un grande studio condotto da un gruppo di ricercatori della University of Exter Medical ha dimostrato che una moderata carenza di vitamina D è associata ad un aumento del rischio di sviluppare una demenza.

Importante tenere in considerazione come tutti questi aspetti siano correlati tra loro: depressione, disturbi del sonno e demenze.

Sappiamo che nella Depressione il sonno alterato è uno dei primi sintomi ma anche che i disturbi del sonno possono aggravare uno stato depressivo. Stessa cosa sembra possa avvenire per le demenze, recenti studi avrebbero evidenziato come un sonno non ristoratore possa aumentare il rischio di sviluppare un declino cognitivo e la stessa Depressione frequentemente si associa ad un deficit cognitivo.

Da tutto questo possiamo capire che , nonostante gli studi non siano ancora risolutivi, esistono numerosi indizi che ci portano a pensare come adeguati livelli di vitamina D siano fondamentali anche per la salute del nostro cervello.

La sintesi della vitamina D avviene attraverso l’esposizione al sole per cui possiamo incrementare i nostri livelli di questa importante vitamina, attraverso l’esposizione quotidiana alla luce naturale, cosa che aiuta anche nella regolazione del ritmo sonno-veglia e nel miglioramento degli stati depressivi. Di nuovo ritorna il concetto del legame tra tutti questi fattori.

Non bisogna, tuttavia, dimenticare che il sole, può causare anche gravi danni alla pelle quindi è fondamentale prenderlo con moderazione proteggendo la cute con creme solari ad alto filtro e non esponendosi nelle ore più calde.

Con le giuste precauzioni il sole è  un ottimo farmaco che può favorire l’aumento della vitamina D e quindi la salute del nostro cervello. Quando non è possibile esporsi alla luce del sole, come ad esempio in inverno, si può ricorrere all’uso di integratori dopo aver valutato i livelli di vitamina D con un dosaggio plasmatico e solo se c’è l’indicazione da parte del proprio medico di fiducia.

L’autrice

Dott.ssa Beatrice Casoni psichiatra e direttore Sanitario della clinica  Neurocare Bologna

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