Gentilezza, il superpotere che ci fa anche dormire meglio

Un sorriso inatteso nel corridoio. Una parola di conforto al momento giusto. Una mano tesa verso chi non riesce ad arrivare allo scaffale. Quanti volti ha la gentilezza? E quanto potere ha, davvero? C’è un particolare fascino nel gesto gentile: non fa rumore, ma lascia tracce profonde. È un linguaggio universale, comprensibile in ogni cultura e in ogni età. Non costa nulla, ma vale moltissimo. E, secondo la scienza, fa bene anche al corpo: riduce lo stress, migliora l’umore e persino la qualità del sonno.

La gentilezza (quasi) quotidiana degli italiani

Ma quanto siamo gentili, davvero? A rispondere è la ricerca “The State of Kindness in Europe”, realizzata da Sanrio – la casa giapponese creatrice di Hello Kitty – insieme a YouGov, in occasione della Giornata Mondiale della Gentilezza 2025. I risultati raccontano un’Europa gentile per il 94% dei cittadini, ma con forti differenze tra Paesi. In vetta alla classifica c’è la Spagna (76%), seguita dal Regno Unito (71%), Francia e Germania (70%), e infine – un po’ a sorpresa – l’Italia (69%).

Numeri che sembrano mettere in discussione la nostra fama di popolo caloroso, cordiale, ospitale. Ma la verità è più complessa: perché gli italiani, più che “gentili per abitudine”, lo sono per relazione.
Nel nostro Paese la gentilezza prende forma nei legami stretti: famiglia e amici sono i principali destinatari dei gesti gentili (entrambi al 43%), seguiti dagli anziani (30%), considerati un valore da custodire.

E i gesti più comuni? Fare un complimento (55%), offrire supporto nei momenti difficili (54%), e chiedere sinceramente “Come stai?” (53%). Le donne si confermano protagoniste naturali della cura emotiva: nell’ascolto, nell’empatia, nei gesti di conforto raggiungono il 64%, superando nettamente la media maschile.

Interessante anche la dimensione digitale: il 28% degli italiani compie atti di gentilezza online, tra commenti positivi e messaggi di incoraggiamento, un segnale controcorrente in un’epoca di hate speech e polarizzazione.

Hello Kitty e il potere (gentile) del fiocco rosso

Dietro la ricerca c’è una filosofia precisa: quella di Sanrio, che da oltre cinquant’anni diffonde amicizia e positività attraverso i suoi personaggi. Dal 1974, Hello Kitty è diventata la più celebre ambasciatrice della gentilezza, capace di parlare senza parole e di unire generazioni diverse.

Con la campagna “Hello Kitty, Hello Kindness”, lanciata in occasione della Settimana della Gentilezza in cinque Paesi europei, Sanrio invita a riscoprire il potere dei piccoli gesti. Perché, come ricorda Silvia Figini, Chief Operating Officer di Sanrio EMEA, India e Oceania: “Ogni volta che siamo gentili, ispiriamo speranza e incoraggiamo gli altri a comportarsi allo stesso modo. È un effetto domino che può cambiare una comunità intera”.

Hello Kitty, con la sua estetica kawaii e il suo sorriso senza bocca, incarna un messaggio chiaro: la gentilezza non ha bisogno di parole per essere compresa. È empatia allo stato puro.

La gentilezza sul lavoro: la competenza che vale più di un bonus

Essere gentili non è solo una questione di educazione, ma anche una strategia di leadership.
Un recente studio pubblicato dal MIT Sloan Management Review ha mostrato che la mancanza di gentilezza contribuisce a creare un clima aziendale tossico e che i lavoratori abbandonano le aziende “scortesi” fino a 10 volte più spesso rispetto a quelle accoglienti.

Ecco perché la gentilezza sta diventando una soft skill sempre più richiesta, capace di migliorare i rapporti, ridurre lo stress e aumentare la produttività.
Ma come si impara la gentilezza?

Per Virginio De Maio, fondatore della piattaforma Il Cinema Insegna, la risposta è semplice: si impara attraverso le emozioni.
Con migliaia di scene cinematografiche selezionate e catalogate per temi (leadership, empatia, comunicazione, motivazione), De Maio aiuta manager, insegnanti e coach a formare gruppi di lavoro più consapevoli e umani. “Un film ben scelto può insegnare più di cento slide,” spiega De Maio. “Perché tocca il cuore prima della mente. Quando un team guarda una scena insieme, diventa una piccola comunità emotiva”.

E in occasione della Giornata della Gentilezza, De Maio ha scelto cinque titoli perfetti per riscoprire questo superpotere gentile anche in ufficio:

  1. Lo stagista inaspettato (Nancy Meyers) – La gentilezza intergenerazionale come motore di fiducia e coesione.
  2. Un amico straordinario (Marielle Heller) – Il potere dell’ascolto e dell’empatia che guarisce le ferite.
  3. Green Book (Peter Farrelly) – La gentilezza come antidoto al pregiudizio.
  4. Julie & Julia (Nora Ephron) – La condivisione e la gratitudine come forme di crescita reciproca.
  5. Ted Lasso (Bill Lawrence e Jason Sudeikis) – Una serie-manifesto sulla leadership empatica e positiva.

Cinque storie, cinque modi diversi per ricordarci che la gentilezza non è debolezza, ma forza in forma delicata.

Gentilezza e sonno: la scienza del benessere silenzioso

E dopo una giornata gentile, arriva la notte. E dormiamo meglio. Non è solo una sensazione: la scienza lo conferma. Uno studio pubblicato sul Journal of Psychosomatic Research (Wood et al., 2009) ha dimostrato che le persone più grate e gentili dormono più profondamente e con minori risvegli notturni. La spiegazione è biologica: i gesti gentili attivano il rilascio di ossitocina e serotonina, ormoni che abbassano il livello di cortisolo, riducendo ansia e tensione muscolare.

La meditazione della gentilezza – o loving-kindness meditation – studiata da Barbara Fredrickson (Università del North Carolina) e Kok (2013) produce effetti simili: calma la mente, regola il respiro, rafforza il senso di connessione con gli altri.

Anche in Italia, la ricerca va nella stessa direzione: la Unconditional Self-Kindness Scale, validata dall’Università di Padova (Luciano et al., 2023), ha evidenziato che la gentilezza verso se stessi è un fattore chiave di resilienza e benessere psicologico. Infine, uno studio recente dell’Università di Berkeley (Simon et al., 2023) ha scoperto che la mancanza di sonno riduce la propensione ad aiutare gli altri, chiudendo così il cerchio: essere gentili ci aiuta a dormire meglio, e dormire bene ci rende più gentili.

La gentilezza come igiene emotiva

Forse è questo il suo segreto: la gentilezza ci disintossica. Dallo stress, dalla rabbia, dal rumore del mondo. Ogni gesto gentile abbassa la tensione del corpo e apre un piccolo spazio di respiro. È come una carezza invisibile che arriva al sistema nervoso e dice: “Puoi rilassarti, adesso sei al sicuro”. E quando ci sentiamo al sicuro, dormiamo meglio.

La gentilezza, in fondo, è una forma di igiene emotiva: pulisce la mente, alleggerisce i pensieri, regola il cuore. E così, quando chiudiamo gli occhi, non ci portiamo dietro l’inquietudine della giornata, ma il calore di un gesto fatto bene, di una parola detta con cura, di un sorriso ricevuto in cambio. La gentilezza non cambia solo la giornata: cambia la notte. Perché quando abbiamo ascoltato, aiutato, ringraziato o semplicemente sorriso, entriamo nel sonno con la mente leggera e il cuore pieno. Forse è questo il segreto del dormire bene: non contare le pecore, ma i gesti gentili.

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