Tra sonno e Covid c’è un legame complesso

Non solo “insonnia pandemica”: tra sonno e Covid c’è un legame complesso (e forse benefico). Secondo una recente ricerca, dall’inizio della pandemia,  8 italiani su 10 hanno sofferto di almeno un disturbo riconducibile allo stress (Assosalute), dovuto alla ridotta attività fisica e alla scarsa esposizione alla luce solare, l’assenza di attività sociali, le paure per il contagio e per la situazione economica, con relativi sintomi di ansia, insonnia e difficoltà ad addomentarsi. Ma non solo. Altre ricerche hanno scoperto che tra un buon sonno e l’ormone regolatore melatonina potrebbe esserci un altro legame che favorisce la risposta del sistema immunitario alla minaccia causata dal virus.

La sindrome delle 24 ore

Nel corso dell’evento “Sonno è salute” il professor Antonino Minervino, Presidente della Società Italiana di Medicina Psicosomatica (SIMP) è intervenuto parlando della cosiddetta “sindrome delle 24 ore”.  La “sindrome delle 24 ore” ha portato a una dilatazione dell’orario in cui il cervello e il corpo umano risultano attivi e non a riposo, riducendo il tempo dedicato al sonno. Questa condizione è stata aggravata dagli effetti della pandemia e della quarantena, causando uno stravolgimento del ritmo sonno-veglia. La deprivazione di sonno può rappresentare un fattore di rischio per disturbi psichiatrici e medici, con un peggioramento della qualità di vita e compromissione del benessere quotidiano, generando sonnolenza, alterazioni dell’umore, diminuzione delle prestazioni motorie e cognitive, compromissione della memoria, della concentrazione, delle capacità comunicative e decisionali, aumento dell’irritabilità e dell’impulsività, ma anche aumento del rischio di disturbi metabolici e della risposta immunitaria.

L’insonnia, che rappresenta il 90% dei disturbi del sonno, è sofferta da più di un italiano su 10 nella sua forma cronica e fino al 60% nella sua forma acuta, sia da considerare un vero
e proprio problema di salute generale.


Il ritmo sonno-veglia è
correlato alla melatonina

Il professor Giovanni Biggio, Professore Emerito dell’Università degli Studi di Cagliari, nel suo intervento dal titolo “Stress, trauma e ritmo sonno-veglia” ha ribadito che la deprivazione di sonno può avere importanti conseguenze sul sistema nervoso, endocrino, immunitario, cardiocircolatorio. Il ritmo sonno-veglia è strettamente correlato alla melatonina, un ormone prodotto dalla ghiandola pineale quando la luce si abbassa, che oltre a favorire il sonno, è strettamente coinvolta nel processo di sviluppo del cervello e svolge un ruolo importante sul sistema immunitario. A tal proposito, in relazione all’attuale emergenza sanitaria, il professor Biggio ha sottolineato la relazione tra la carica infiammatoria generata dal COVID-19, i disturbi del sonno e l’incremento delle sindromi depressive.

Un’indagine sulla salute mentale nei pazienti colpiti da Coronavirus ha rivelato un tasso di depressione pari al 49,06%, di ansia (56,6%) e di disturbi del sonno (67,92%).

Il ruolo della melatonina nel ridurre lo stato infiammatorio dei pazienti con Covid-19

Alcuni studi hanno indagato il ruolo della melatonina nel ridurre lo stato infiammatorio dei pazienti ospedalizzati con Covid-19, migliorando la loro qualità del sonno. In particolare uno studio recentemente pubblicato sul Journal of Clinical Sleep Medicine, ha messo in evidenza come l’immunosoppressione causata dalla deprivazione di sonno può essere considerato un fattore di rischio e peggiorare le condizioni cliniche causate dal Covid-19.

Un recente approfondimento pubblicato dalla rivista americana The Atlantic afferma che
“il buon funzionamento del ritmo sonno-veglia aiuta a impedire che le nostre risposte immunitarie vadano in tilt”.

Se dormi bene, sei più forte
contro le infezioni esterne

I benefici della melatonina riguardano il ripristino del ritmo sonno-veglia e subordinatamente la facilitazione dell’addormentamento. Un sonno migliore e stabilizzato, a cascata e in maniera indiretta, può migliorare il quadro immunitario. Il fatto che questa sostanza, come molte altre, abbia capacità antiossidanti e antinfiammatorie è già riconosciuto.

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