Tutta la verità (nientr’altro che la verità) sul sonno

Una volta per tutte sfatiamo con l’aiuto di un neurologo alcuni dei più frequenti miti che aleggiano intorno a questo argomento. Per semplicità li abbiamo raggruppati in sei punti…

Dormire è una delle attività più naturali che ci sia. Non ce lo insegna nessuno eppure imparare a riposare bene non è semplice. Basti pensare che l’insonnia è il disturbo del sonno più diffuso al mondo. Ne soffre in modo cronico il 10% della popolazione europea, in particolare il genere maschile aggiunge a questa patologia, più o meno invalidante, anche problemi di apnea ostruttiva. Alcol, bevande eccitanti, attività sportiva serale, cambiamenti del fuso orario e stress sono solo alcuni dei fattori che alterano il normale ritmo sonno-veglia. In occasione del giornata mondiale del sonno, che quest’anno ricorre il 13 marzo, abbiamo chiesto al professor Leandro Provinciali, neurologo, di sfatare qualche falso mito su questo tema, di fondamentale importanza del nostro benessere.

La qualità del sonno incide sulla salute?
VERO
Molte malattie possono essere favorite da un sonno troppo breve, troppo superficiale o caratterizzato da frequenti risvegli. Dormire male influenza l’equilibrio neurovegetativo e le abilità cognitive per cui disturbi cardiaci, respiratori, neurologici possono essere indotti o facilitati da un sonno frammentato da frequenti risvegli o troppo superficiale. Oltre a ciò la sensazione di stanchezza diurna e la scarsa concentrazione sono favorite da alterazioni della qualità del sonno, anche se la sua durata è normale

Bere alcol facilita l’addormentamento?
Falso
È indubbio che l’assunzione di piccole quantità di alcolici possa aiutare a prendere sonno, ma quantità più elevate ne compromettono l’architettura, cioè la successione delle fasi, e possono provocare alterazione dell’organizzazione dei cicli di sonno modificandone la durata e la qualità.

Dormire più ore nel week end aiuta a recuperare le ore piccole?
VERO
Il vantaggio indotto dall’allungamento delle ore di sonno nel fine settimana si limita al recupero di poche ore perse nei giorni di lavoro. Talora, però, il prolungamento del sonno si accompagna a eventi spiacevoli come la ricorrenza di cefalea intensa, facilitata proprio dal risveglio più tardivo. In questi casi, molti preferiscono mantenere l’orario abituale per alzarsi dal letto.

Chi dorme poco è più a rischio di obesità o sovrappeso?
FALSO
L’aumento ponderale può realizzarsi indipendentemente dalla durata del sonno ed in teoria, i soggetti più attivi, scarsi dormitori, hanno tendenza a smaltire più agevolmente il contributo calorico del cibo. Diversa è la situazione di chi dorme poco perché si sveglia la notte e ne approfitta per mangiare o utilizza abbondanti cibi dolci per facilitare il sonno.

Dormire in una camera con temperatura non troppo alta e poca luce aiuta a rilassarsi meglio?
VERO
La sensazione di benessere che facilita il sonno è favorita da una temperatura adeguata e dalla carenza di stimoli. Appare evidente che un ambiente troppo caldo induca una sensazione di disagio con ricorrenti risvegli e che un’illuminazione troppo alta (oltre la penombra) non faciliti l’addormentamento e possa indurre il risveglio fra un ciclo di sonno e l’altro. Abitualmente la sensazione protettiva delle coperte rispetto ad un ambiente non troppo caldo, associata all’isolamento ambientale favorito dal buio, può rappresentare una condizione vantaggiosa all’addormentamento e al mantenimento del sonno.

Guardare tv o film al computer a letto è un buon modo per favorire l’addormentamento in chi soffre di insonnia?
FALSO
L’attività mentale favorita dal guardare un film o lavorare al computer non si concilia con un facile addormentamento, a meno che il contenuto della propria attività sia particolarmente piacevole e rilassante. Abitualmente è consigliabile interrompere il proprio lavoro ben prima di coricarsi ed indirizzare il proprio pensiero su tematiche non impegnative, dal punto di vista emozionale o cognitivo. L’attività tradizionale di “contare le pecore” esprime proprio la facilitazione indotta da un compito ripetitivo e non coinvolgente sul piano emotivo.

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