D’estate hai sempre voglia di dormire? C’è una buona notizia per te…

Le ondate di calore sempre più frequenti e intense hanno spinto i medici tedeschi a raccomandare l’introduzione della siesta. Il riposino pomeridiano già in uso in alcuni Paesi – in particolar modo del Sud Europa – aiuterebbe a evitare il lavoro negli orari più critici. Riposare nelle ore centrali della giornata potrebbe venire incontro, tra l’altro, a tutte quelle persone che d’estate hanno sempre sonno. Siete tra questi? Ecco spiegato il motivo dalla la Società Italiana di Neurologia.

Sai cosa vuol dire siesta?

Il termine siesta deriva dal latino “sexta” e fa riferimento alla sesta ora del giorno, il mezzogiorno per gli antichi Romani, il momento della giornata in cui le temperature iniziano a diventare più calde e afose in estate.

Le temperature superiori a 25 gradi spingono facilmente alla siesta

L’estate scorsa uno studio della Northwestern University pubblicato su Current Biology aveva indicato che le temperature superiori a 25 gradi spingono facilmente alla siesta perché esiste un termometro cerebrale che regola il metabolismo corporeo a seconda delle temperature esterne.

Esiste un termometro cerebrale che regola il metabolismo corporeo a seconda delle temperature esterne

“Col riscaldamento globale queste temperature sono state ormai abbondantemente superate – afferma il Prof. Alfredo Berardelli, Presidente della Società Italiana di Neurologia – ma, secondo uno studio appena pubblicato dalle Università di Montevideo e Londra  e dal Center for Genomic Medicine di Boston e dal Broad Institute di Cambridge, esiste una predisposizione genetica alla siesta che al contempo sembra essere associata a un maggior sviluppo cerebrale e a un ridotto rischio di malattia di Alzheimer”.

Sei predisposto geneticamente alla siesta? Hai un ridotto rischio di malattia di Alzheimer

Il riposino fa bene solo se è breve

I benefici cerebrali si evidenziano con una siesta compresa fra 5 e 15 minuti e possono protrarsi fino a 1 o 3 ore dopo il sonnellino pomeridiano.

Se la siesta supera mezz’ora invece si osserva un transitorio deterioramento delle performance cognitive.

Lo studio ha esaminato circa 500mila soggetti di ambo i sessi con età compresa fra 40 e 69 anni che sono stati prima valutati con studi GWAS, cioè di associazione genome-wide che valuta tutte le variazioni geniche tra gli individui in esame, correlandole alle differenze di alcuni tratti particolari.

Regolari sonnellini diurni forniscono proteggono dalla neurodegenerazione

“I soggetti del campione sono stati poi valutati tramite imaging cerebrale – ha commentato il Prof. Giuseppe Plazzi, Responsabile dei Laboratori per lo Studio e la Cura dei Disturbi del Sonno dell’IRCCS Istituto delle Scienze Neurologiche di Bologna – ed è risultato che la predisposizione genetica al sonnellino diurno era associata a un volume cerebrale totale maggiore di 15,80 cm3, che secondo gli autori potrebbe suggerire che regolari sonnellini diurni forniscono una certa protezione contro la neurodegenerazione, compensando la carenza di sonno notturno”. 

Non risultava comunque aumentato il volume dell’ippocampo né miglioravano il tempo di reazione e la memoria visiva.

Se fai la siesta guadagni più di 6 anni di vita

Considerando che altri studi indicano un declino generale del volume cerebrale totale compreso tra lo 0,2% e lo 0,5% all’anno, questa scoperta potrebbe indicare che chi abitualmente fa la siesta guadagna fra i 2,6 e i 6,5 anni di invecchiamento cerebrale.

La mancata evidenza di un’associazione tra la siesta, il volume dell’ippocampo e i miglioramenti cognitivi potrebbe però indicare che altre aree cerebrali come ad esempio quelle preposte alla vigilanza possono essere influenzate dall’abituale sonnellino diurno e occorreranno altri studi per individuare questa relazione.

Informazioni: Sito SIN: www.neuro.it

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